Hans Phaall, un umile riparatore di mantici indebitato fino al collo, nel nuovo panorama culturale di Rotterdam in cui vi sono abbastanza giornali da sventagliare qualsiasi camino, è a un passo dal farla finita e spararsi in testa con un archibugio. Tuttavia, dopo essersi imbattuto per caso nella bancarella di un libraio, un pamphlet accende la sua ispirazione, e Hans decide di rimandare il suo piano e di sostituirlo con un altro: costruirà un pallone aerostatico, lo equipaggerà con le innovazioni scientifiche più all’avanguardia, e volerà verso la Luna.
Monck Mason e Robert Holland, due grandi aeronauti realmente esistiti nel diciannovesimo secolo, completano un viaggio mai tentato prima, forse il più sensazionale della storia: attraversano l’Oceano Atlantico a bordo di un pallone aerostatico, e questo in soli tre giorni.
Questi i due racconti (il primo pubblicato nel 1835 su una rivista, il secondo spacciato come storia vera in un articolo di giornale nel 1844) in cui Edgar Allan Poe dà completo sfogo alla sua passione per la scienza, alla sua creatività e, soprattutto, al suo umorismo. Entrambi infatti presentano un aspetto largamente sottovalutato dell’autore che, anticipando di un secolo la fantascienza come la conosciamo adesso, si compiace di fare satira umoristica sulle questioni di attualità e di prendersi gioco dei suoi lettori inventando di sana pianta una storia largamente verosimile e a cui abboccarono decine di migliaia di persone. Essi dimostrano l’incredibile genio di un autore insospettabilmente versatile che è stato in grado di influenzare l’intera letteratura mondiale.
Andrea Condò, dottore magistrale in Lingue e culture dell’Asia presso l’Università Orientale di Napoli, è autore e traduttore.