Saggi sul pensiero anarchico
Virgilia D’Andrea è stata una delle più acute figure politiche del XX secolo. Nata a Sulmona (Aq) nel 1888, fu costretta ad interrompere la sua attività politica in Italia in seguito all’avvento del regime fascista riparando prima in Europa, poi negli Stati Uniti, senza mai venir meno al suo impegno e alla sua indomita volontà di studiare ogni aspetto della vita sociale e di farsi interprete del movimento anarchico. Nel 1933, consumata da un cancro, morì ancora giovane a New York, dove viveva e conduceva la sua lotta politica. Le conferenze pubblicate in questo volume, tenute in varie città americane negli ultimi anni della sua vita, uniscono alla forza del messaggio un altissimo valore letterario e sono una testimonianza del suo ardore politico e della profondità della sua cultura.
Virgilia Anna Michelina D’Andrea è stata una delle più affascinanti figure del movimento anarchico italiano. In tutto il corso della sua breve vita ha manifestato una totale dedizione alla causa degli sfruttati, vivendo con orgoglio e fierezza la conseguente condizione di esule.
Nasce a Sulmona l’11 febbraio 1888 da Stefano e Nicoletta Gambescia. Piccolissima perde la madre e all’età di sei anni rimane orfana anche del padre, vittima di un omicidio passionale per mano di un rivale in amore che, nell’atto omicida, sembra uccise anche i due fratelli di Virgilia in tenera età. Viene affidata ad una struttura religiosa dove resterà fino al raggiungimento della maggiore età, in un contesto educativo estremamente rigido ed autoritario dove è possibile trovi modo di dedicarsi con passione alla lettura di autori che influenzeranno la sua formazione letteraria e personale.
Nel 1909, conseguito il diploma di maestra e superati gli esami di idoneità all’insegnamento, inizia l’iter di insegnante nei paesi del territorio sulmonese entrando in contatto con uno spaccato sociale di povertà ed emarginazione fondamentale per le sue future scelte politiche. Nel 1910, in concomitanza con le sue prime esperienze di insegnante, si iscrive all’Università di Napoli.
Insegna nella Marsica quando il terribile terremoto del 1915 distrugge l’intera piana del Fucino, falciando la vita di migliaia di cafoni, i poveri contadini analfabeti ed emarginati con cui Virgilia è già entrata in contatto nel corso dei suoi primi anni di insegnamento. È una tragedia che segna indelebilmente la sua vita, confermandola nell’idea di uno Stato inadeguato e indifferente che acuisce il profondo senso di ingiustizia umana e sociale.
Nel 1917 è alla guida del movimento delle donne socialiste abruzzesi e il ritrovamento di un foglio di appunti autografo da parte della Prefettura aquilana le procura la prima segnalazione alle forze di polizia. A capo del movimento firma un appello per l’immediata cessazione del conflitto mondiale. A Sulmona in quel periodo è attivo un circolo socialista con cui collabora attivamente l’avvocato Mario Trozzi che introduce la D’Andrea nell’ambiente della militanza di matrice anarchica. In questo contesto incontra Armando Borghi, indiscusso leader del movimento anarchico e segretario dell’U.S.I. – Unione Sindacale Italiana costituitasi all’interno della CGL.
Dopo un periodo di duro confino ad Isernia, la D’Andrea affianca Borghi in un giro di propaganda politica anarchica per l’Italia.
Segue un’intensa attività politica ma soprattutto letteraria che culmina con la pubblicazione di Tormento, per cui verrà definita la poetessa dell’anarchia
Con l’avvento del fascismo, la D’Andrea lascia l’Italia alla volta della Germania e, successivamente, a Parigi, dove trova sicuramente un ambiente più ospitale, maggiore facilità di studio, migliori condizioni di esistenza e, soprattutto, una vibrante comunità di espatriati politici ed anarchici. A Parigi fonda e dirige, dal 1925 al 1927, la rivista Veglia, mensile anarchico che diventa il punto di riferimento di artisti e militanti anarchici, delle iniziative in favore degli anarchici Sacco e Vanzetti e delle proteste seguenti alla loro morte. La rivista ripropone articoli della D’Andrea che spaziano dalla più stretta attualità alla storia del movimento anarchico con a corredo un puntuale e curato materiale fotografico: una pubblicazione che rimane unica nella storia del giornalismo anarchico in lingua italiana.
Alla fine del 1928, la D’Andrea ottiene dal Consolato americano a Parigi un permesso temporaneo per visitare New York, dove raggiunge Borghi che vive lì da circa due anni.
Nell’occasione le autorità fasciste italiane comunicano alle autorità americane la sua pericolosità descrivendola come una propagandista sovversiva.
Nonostante il suo stato di salute peggiori in maniera decisa, con frenetica passione e sempre insieme al suo compagno inizia una incessante e instancabile attività di congressi e conferenze, di studio e propaganda in giro per l’America. È il periodo di denunce pubbliche nette e inequivocabili contro alcune realtà, quali la religione e l’idea di patria, individuate come l’humus del dominio di classe e di giustificazione dell’avvento del fascismo.
Nel 1932 viene operata a Boston e, ancora convalescente, lavora al progetto della sua ultima opera Torce nella notte, una raccolta di una parte dei suoi scritti: il libro della sofferenza e del dolore.
Il primo maggio del 1933 viene nuovamente ricoverata in un ospedale di New York per un nuovo intervento chirurgico. Dopo atroci sofferenze si spegne il 12 maggio e viene tumulata nel cimitero Astoria di New York.
Nasce a Sulmona l’11 febbraio 1888 da Stefano e Nicoletta Gambescia. Piccolissima perde la madre e all’età di sei anni rimane orfana anche del padre, vittima di un omicidio passionale per mano di un rivale in amore che, nell’atto omicida, sembra uccise anche i due fratelli di Virgilia in tenera età. Viene affidata ad una struttura religiosa dove resterà fino al raggiungimento della maggiore età, in un contesto educativo estremamente rigido ed autoritario dove è possibile trovi modo di dedicarsi con passione alla lettura di autori che influenzeranno la sua formazione letteraria e personale.
Nel 1909, conseguito il diploma di maestra e superati gli esami di idoneità all’insegnamento, inizia l’iter di insegnante nei paesi del territorio sulmonese entrando in contatto con uno spaccato sociale di povertà ed emarginazione fondamentale per le sue future scelte politiche. Nel 1910, in concomitanza con le sue prime esperienze di insegnante, si iscrive all’Università di Napoli.
Insegna nella Marsica quando il terribile terremoto del 1915 distrugge l’intera piana del Fucino, falciando la vita di migliaia di cafoni, i poveri contadini analfabeti ed emarginati con cui Virgilia è già entrata in contatto nel corso dei suoi primi anni di insegnamento. È una tragedia che segna indelebilmente la sua vita, confermandola nell’idea di uno Stato inadeguato e indifferente che acuisce il profondo senso di ingiustizia umana e sociale.
Nel 1917 è alla guida del movimento delle donne socialiste abruzzesi e il ritrovamento di un foglio di appunti autografo da parte della Prefettura aquilana le procura la prima segnalazione alle forze di polizia. A capo del movimento firma un appello per l’immediata cessazione del conflitto mondiale. A Sulmona in quel periodo è attivo un circolo socialista con cui collabora attivamente l’avvocato Mario Trozzi che introduce la D’Andrea nell’ambiente della militanza di matrice anarchica. In questo contesto incontra Armando Borghi, indiscusso leader del movimento anarchico e segretario dell’U.S.I. – Unione Sindacale Italiana costituitasi all’interno della CGL.
Dopo un periodo di duro confino ad Isernia, la D’Andrea affianca Borghi in un giro di propaganda politica anarchica per l’Italia.
Segue un’intensa attività politica ma soprattutto letteraria che culmina con la pubblicazione di Tormento, per cui verrà definita la poetessa dell’anarchia
Con l’avvento del fascismo, la D’Andrea lascia l’Italia alla volta della Germania e, successivamente, a Parigi, dove trova sicuramente un ambiente più ospitale, maggiore facilità di studio, migliori condizioni di esistenza e, soprattutto, una vibrante comunità di espatriati politici ed anarchici. A Parigi fonda e dirige, dal 1925 al 1927, la rivista Veglia, mensile anarchico che diventa il punto di riferimento di artisti e militanti anarchici, delle iniziative in favore degli anarchici Sacco e Vanzetti e delle proteste seguenti alla loro morte. La rivista ripropone articoli della D’Andrea che spaziano dalla più stretta attualità alla storia del movimento anarchico con a corredo un puntuale e curato materiale fotografico: una pubblicazione che rimane unica nella storia del giornalismo anarchico in lingua italiana.
Alla fine del 1928, la D’Andrea ottiene dal Consolato americano a Parigi un permesso temporaneo per visitare New York, dove raggiunge Borghi che vive lì da circa due anni.
Nell’occasione le autorità fasciste italiane comunicano alle autorità americane la sua pericolosità descrivendola come una propagandista sovversiva.
Nonostante il suo stato di salute peggiori in maniera decisa, con frenetica passione e sempre insieme al suo compagno inizia una incessante e instancabile attività di congressi e conferenze, di studio e propaganda in giro per l’America. È il periodo di denunce pubbliche nette e inequivocabili contro alcune realtà, quali la religione e l’idea di patria, individuate come l’humus del dominio di classe e di giustificazione dell’avvento del fascismo.
Nel 1932 viene operata a Boston e, ancora convalescente, lavora al progetto della sua ultima opera Torce nella notte, una raccolta di una parte dei suoi scritti: il libro della sofferenza e del dolore.
Il primo maggio del 1933 viene nuovamente ricoverata in un ospedale di New York per un nuovo intervento chirurgico. Dopo atroci sofferenze si spegne il 12 maggio e viene tumulata nel cimitero Astoria di New York.